I cosiddetti livelli baronali sono uno tra i tanti dei diritti atipici non previsti dall’ordinamento giuridico vigente e già a decorrere dall’unità del Regno d’Italia, pertanto, ce li troviamo in capo perché ereditati dall’antico fare del passato.

Il livello è prettamente a beneficio di privati e spesso gravano su più territori comunali e su innumerevoli beni consistenti in terreni, mentre su beni immobili (case) sono più rari.

Per quanto concerne una parte dell’odierno territorio amministrativo del comune di San Felice Circeo, la problematica si esprime in alcune fattispecie che comporterebbero un onere a carico di chi vuole acquisire l’intera proprietà pari o superiore al 30% del valore commerciale dell’immobile, somme così pretese dagli eredi del cosiddetto barone Aguet James fu Giovanni Paolo per eliminare il così detto Livello, salvo che il bene non sia sottoposto ad un vero contratto di enfiteusi perpetua dove la normativa che esiste è ben specifica.

ll caso è iniziato quando nel 2013 gli eredi del presunto nobile capostipite hanno avuta accolta una dichiarazione di successione, per cui hanno effettuato delle trascrizioni e conseguenti volture catastali a loro favore per vincolare quelle che i cittadini odierni consideravano in buona fede loro esclusive proprietà.

Chi ignaro ha subito questa imposizione lo ha scoperto quando ha chiesto un mutuo, ponendo il suo immobile come garanzia, o che nell’avviare una compravendita ha dovuto fare i conti con i livelli baronali appunto, scoprendo di non essere proprietari dell’area su cui si trova il proprio bene perché gli era stato contestato tale diritto. In tal modo ci si trova di fronte a varie scelte per cui se non si vuole procedere per via tribunale ci si trova di fronte alla sola soluzione di affrancare previo il versamento di adeguate somme nelle tasche dei discendenti della famiglia pretendente che, alla fine dell’Ottocento, acquistò l’ex feudo di San Felice così come lo gestiva e nel di fatto lo deteneva chi prima di loro.

Il livello baronale si può rivelare un accordo atipico con cui veniva concesso un terreno in cambio di un canone, onorato annualmente con la cessione di beni in natura salvo che nel tempo a decorrere dall’unità d’Italia a mezzo di ricognizione giuridica sottoscritta realmente tra le parti e poi trascritta venisse così commutato il tutto in un contratto scritto di enfiteusi in cui si preveda il pagamento di un canone in denaro.

L’istituto del Livello è preunitario e risale addirittura all’Impero Romano, poi si è sviluppato in varie varianti nel Medioevo. Si pensi che il livello in alcuni casi era censito per una entità per cui il diritto del livellario era ben maggiore del direttario (barone) in alcuni casi arrivava sino all’80% a favore del livellario, quindi cosa che creerebbe notevoli problemi nella sua interpretazione e quantificazione nel diritto vigente ai giorni nostri.

Oltreché è impossibile quantificare l’entità dei canoni annuali sui livelli in quanto l’entità dei beni agricoli del passato riflessi al contesto socioeconomico attuale comporterebbero un accavallarsi di presunzioni su presunzioni non concesse dalla normativa e di questo ne è punto saldo delle innumerevoli interpretazioni giudiziali apicali.

Al Circeo, quando era parte dello Stato pontificio, il canone consisteva nel versare annualmente dei beni in natura in particolare a decorrere dal periodo in cui si aveva la maggiore raccolta dei frutti della terra o successivamente quando alcuni dei prodotti erano giunti a trasformazione come, ad esempio, il mosto o infine il vino.

La “Congrega del buon Governo, poi Direzione del Censo, disponeva l’obbligo del pagamento avendo riguardo e prendendo a riferimento alcune ricorrenze di feste religiose.

In questo territorio ex palustre, non vigeva solo il pagamento del canone, ma si è riscontrato che vi erano pagamenti in “censi”, ovvero si versava annualmente una certa quantità di libre in cera bianca lavorata, cosa a cui si sottoposero alcuni cittadini, ma anche lo stesso Principe polacco Stanislao Poniatowsky che acconsentì per chiudere transattivamente una lite con la Reverenda Camera Apostolica e per ottenere alcune concessioni dalla chiesa.

In particolare, poteva avvenire che alcuni cittadini, invece di versare il canone in natura si accordavano seduta stante con l’esattore per un corrispondente pagamento in denaro in quanto, disponendo di adeguati mezzi di trasporto, questi procedevano in seguito a vendere i loro prodotti direttamente (senza intermediari) così da conseguire un guadagno maggiore.

Inoltre, se un cittadino meno fortunato non poteva versare i prodotti della terra, passava a credito per l’anno successivo con l’obbligo di pagare il doppio della quota parte del suo raccolto, concessione che spesso era accompagnata da missiva di intercessione del parroco locale che evidenziava l’eventuale necessità dello sventurato che magari aveva subito avversità climatiche coincidentemente ad avere una numerosa famiglia.

Non si riscontrano ancora evidenze che dimostrino la qualità di nobiltà di tutti i soggetti che acquisirono l’ex feudo di San Felice nei modi e termini se pur aleatori ovvero nei modi e termini in cui lo deteneva chi prima di loro.

Pertanto, al momento, ne Giacchetti Ottavio, Rossellini Zeffiro, Argelli Adamo e James Aguet Fu Giovanni Paolo sarebbero insigniti di un titolo ufficiale e di riconosciuta nobiltà salvo che non lo abbiano acquistato su una delle piattaforme che offrono questo velleitario servizio senza alcun fondamento storico.

Su questa problematica occorre spendere qualche parola in più. Come premesso abbiamo riferito che in molti territori Italiani abbiamo problematiche sui diritti atipici, di questi, molti si trasmettevano per diritto nobiliare, ovvero se il Principe Rossi (nome di comodo) decedeva, tutti i suoi beni passavano al figlio o chi per lui aveva ereditato il titolo di Principe dei Rossi, mentre gli altri figli venivano istradati a una vita monastica o venivano liquidati con piccole somme per aiutarli a cercare fortuna altrove, vedasi ad esempio migrazioni nel nuovo mondo. Vigeva il principio che la proprietà non doveva essere frammentata come non poteva così frammentarsi il titolo a favore di più eredi: uno solo era il continuatore della schiatta dei Principi de Rossi!

Con la promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana s’interrompe questo diritto per cui il titolo diventa solo di carattere gentilizio ovvero spendibile negli atti non ufficiali ove il titolato principe de Rossi può aggiungere tale dizione a tergo del documento, ma non è permesso negli atti pubblici.

Purtroppo, da quel momento incominciano a mancare le dovute successioni su beni e così s’interrompono i titoli, ma ancor cosa più grave perché questo diritto non diviene più ricostruibili attesa le innumerevoli frammentazioni che intervengono sui beni, sia nella particellazione catastale e sia negli innumerevoli discendenti aventi diritto che intervengono e man mano si aggiungono nel tempo (nipoti, pronipoti e così avanti).

Si và così a disattendere la nostra Costituzione che prevede l’obbligo della trasmissibilità dei beni mentre così facendo questa trasmissibilità è bloccata, chissà se le norme a venire risolveranno? Intanto l’economia nazionale ne riceve un enorme danno a causa di tale passività.

Si pensi che il soggetto che detiene un diritto atipico di livello, colonia perpetua, ecc. qualora assimilato all’enfiteusi, ha l’obbligo di versare tutte le tasse e imposte in sostituzione del nobile barone o principe, salvo i diritti di successione; pertanto, alla morte di un livellario i sui discendenti devono versare allo Stato Italiano le imposte sul valore del loro titolo di utile dominio così ereditato.

Diversamente gli eredi del defunto Barone devono versare le imposte sul valore del titolo della proprietà del Diretto Dominio ed è qui che si riscontra spesso una omissione da parte dei pseudo nobili che non solo ignorano tale obbligo non eseguendo nel tempo tutte le dovute successioni con l’oblazione e nei tempi dovuti, ma parimenti non vanno a considerare il valore reale dei terreni succedutogli quando questi in realtà hanno subito un incremento di valore a seguito dell’approvazione di opportuni piani regolatori edilizi, se pur pubblicati sulla gazzetta ufficiale Italiana se non di quella di competenza Regionale.

Anche qui è necessario un raccordo normativo nazionale in quanto il conservatore quale espressione di controllo dello stato va’ ad accettare successioni discontinue e non oblate secondo il vero valore dei beni ivi dichiarati.

Questa situazione di conduzione è tale e quale come se fossimo ancora in uno Stato Medioevale dove i cittadini nobili come una volta non pagano o eludono le tasse mentre solo la plebe ne ha l’obbligo, nonostante l’intervenuta Costituzione Italiana. Per cui: quanto ancora deve essere elusa la partecipazione alla vita dello Stato in proporzione e progressivamente ai beni di proprietà di questi pseudo nobili, per quanto ancora potranno continuare in tal modo? Chissà chi interverrà?!

Continuando su il nostro caso diretto, a distanza di oltre un secolo il “livello resiste” al Circeo nonostante quanto sopra. Alcuni cittadini, per concludere gli atti di compravendita, hanno effettuato transazioni con l’asse degli Aguet-Blanc, mentre altri hanno avviato diverse cause. Ben presto però si è scoperto che le pretese gravano su più di 2000 terreni e qualche altro centinaio di immobili del centro storico ma ancor più grave è che sui terreni, nel frattempo si è edificato e quindi interviene la pretesa di un diritto di “accessione” per il quale tali case sarebbero in realtà di proprietà degli eredi Aguet-Blanc per cui siamo di fronte al blocco del mercato immobiliare che interesserebbe dalle 3500 alle 4000 unità immobiliari (case, commerciali, farmacie, uffici postali, cinema, ecc.).

Per quanto sopra per ora concludiamo e ci chiediamo:

  • La sperequazione fondiaria che sembrava cessata se non ben contrastata ha trovato un modo elusivo per esistere ancora?
  • La sperequazione di assimilazione di un bene baronale a quella di un bene demaniale in quanto in tal modo si copia l’intrasmissibilità di un bene della collettività a quello di un privato, per quanto ancora rimarrà?!

Il comitato “basta ai presunti livelli baronali “, si è dato come obiettivo la risoluzione dei livelli partecipando ad ogni iniziativa nazionale per ogni soluzione normativa e allo stesso tempo sensibilizzando e raggruppando cittadini con la stessa problematica. Inoltre, sviluppando una ricerca storica sull’argomento utile a tutti, promuovendo iniziative divulgative volte a fornire strumenti di conoscenza finalizzati alla definizione e risoluzione dei presunti diritti di livelli ed enfiteusi vantati dagli eredi dell’asse Aguet/Blanc sul territorio di San Felice Circeo, valutare e promuovere ogni tipo di iniziativa, anche di natura legale, finalizzata all’eliminazione di diritti atipici definiti “livelli” che pregiudicano il libero utilizzo dei beni penalizzando lo sviluppo economico e sociale anche sull’intero territorio